La lentezza del Sud e il mondo che corre...
- Annalisa
- 25 oct 2017
- 5 Min. de lectura
Clicca sulla foto per ascoltare la canzone Il mondo corre di Eugenio Bennato e qui per seguirne il testo.
Ascolta questa canzone prima di leggere l´articolo. Gli artisti hanno il dono della poesia, che apre i canali della profonditá umana!
Sud e Nord sono metafore, non riferimenti cardinali. Indicano sensibilità e stili di vita. Comprendere l´importanza delle culture, come riferimenti che danno significato e orientamento nella vita, é un buon allenamento di questi tempi, non trovate?
Tempi in cui si continua a credere che esiste UN modello culturale migliore per tutti, degradando i modelli culturali Altri. Credo che c'è una gran differenza tra le teorie e le ideologie che spiegano la diversità e la sensazione interna che ognuno di noi, diverso per l´Altro, ha della propria esistenza e del proprio stile di vita... Diciamolo più semplicemente... Ognuno cerca il proprio cammino per essere felice, ma questo cammino non sempre é condiviso dagli altri, che spesso anzi lo ostacolano!
Quali credenze ci permettono con tanta semplicitá di screditare la vita
dell´Altro diverso da me?
É nel secolo XIX che la "scienza" ha INVENTATO il razzismo, cioé
l´ideologia che dimostra "scientificamente" la superioritá e l´inferioritá razziale, francesi e inglesi in testa, che cosí hanno giustificato il massacro di 70.000.000 tra africani e asiatici durante quasi 1 secolo di colonialismo (1830-1914)...
La scienza ha continuato ad avanzare e giá da tempo ha dimostrato che le razze non esistono, tra un africano e uno svedese la differenza genetica é
dell´1%!
E quindi? Cosa ci succede?
Avviciniamo il conflitto alla nostra vita, liberiamoci dall´apparentemente comoda, in realtá disumanizzante alienazione, smettiamola di additare i politici di turno, e guardiamoci allo specchio...
Mi piace essere discriminato? A me no!
Se esiste una credenza che giustifica la discriminazione e la discriminazione non gode piú dell´approvazione sociale del XIX secolo, forse quella credenza sta perdendo forza! E allora perché continuare ad aggrapparci a un passato che sta morendo?
Questo ci permette di capire due cose:
1 - le "scienze" umane ancora non sono obiettive, dimostrano quello che vuole dimostrare lo "scienziato"!
2 - Le credenze entrano in crisi e cambiano, altrimenti vivremmo ancora nelle caverne!
Questo l´aveva già capito Ortega y Gasset quando osservava che la crisi delle credenze ha il vantaggio di attivare il pensiero, cioè la riflessione per cercare nuove soluzioni al vivere. Abbandoniamo quindi inutili sensi di colpa... Nessuno é colpevole del processo storico, ma oggi tutti siamo responsabili della disumanizzazione che alimentiamo se non decidiamo di fare una semplice revisione della nostra vita!
Provo a proporre una riflessione: Quello che non funziona é lo stile di vita e le idee del diverso o credere che il proprio modo di vivere é Il Modo di Vivere (tutto con le maiuscole) e il diverso si sbaglia?
Questa visione é reciproca e mostra l´aspetto dannoso del relativismo culturale: cioè credere che tutte le culture (o le ideologie, é lo stesso) debbano essere rispettate perché coerenti con se stesse! Questo principio é valido ma ha un limite, quando una cultura (o gruppo o individuo, é lo stesso) genera violenza la sua validità si estingue in un attimo!
Quindi? Cosa resta in piedi? Resta in piedi la constatazione che tutti gli stili di vita, tutte le culture e tutte le ideologie hanno validità se non generano violenza!
Intendo la violenza come la negazione dell´intenzionalitá e della libertá dell´altro essere umano, quindi della sua umanitá, perché ció che costituisce l´umano e lo differenzia dalla natura é la sua capacitá di progettare e costruire il suo futuro.
E violento é stato il processo che ha portato alla costituzione economico/finanziaria, istituzionale e politica del mondo, realizzata in base alla ferrea e indiscutibile credenza che i non europei fossero esseri umani piú vicini alla scimmia che al Lord inglese, cuspide della civiltá. Ed essendo la "scienza" ad averlo dimostrato, il "corso della natura" indicava che era possibile sfruttarli come mano d´opera semi schiava (é documentato con foto che l´assurdo re belga leopoldo nel Congo tagliava le mani o le braccia a chi si ribellava), era possibile trattarli come bestie, perché bestie erano considerati!
Mi domando e vi domando: puó funzionare una societá dove l´Altro é trattato in un modo molto diverso dal modo in cui avrebbe piacere di essere trattato uno qualsiasi di noi?
É evidente che questa costruzione non puó funzionare. Un pezzo importante degli abitanti del pianeta che fino agli anni '70 era parte del sistema e aveva qualche speranza di essere protetto dallo Stato, oggi, con la post-modernitá, sono solo degli scarti, non servono neanche piú come mano
d´opera a basso costo, danno semplicemente fastidio, meglio se sparissero tutti!
Ripeto la domanda: puó funzionare una societá dove l´Altro é trattato in un modo molto diverso dal modo in cui avrebbe piacere di essere trattato uno qualsiasi di noi?
Lo spirito di questi articoli é mostrare la similitudine tra il modo di vedere un meridionale (abitanti del Sud d´Italia), che é considerato nordafricano o terrun (dispregiativamente gente della terra, contadino), un senegalese e il cabecita negra, il villero o l´indigeno, visto qui in Argentina come arretrato, sfaticato o pezzente, inutile, uno scarto dell´"Evoluzione"!
Vi facilito le cose: dietro quello che dico c´é un principio universale che afferma: tratta l´altro come vorresti essere trattato!
Possiamo continuare a permettere che un'idea generica dell´Altro si interponga con i nostri migliori sentimenti?
Cosa sappiamo realmente della vita di Carlo Esposito, napoletano disoccupato, di Carlos Fernandez della Villa 31, di lui che lo chiamano cabecita negra o di Israel Alegre della comunitá Qom Potae Napocna Navogoh di Formosa, che ne sappiamo di tutti loro? E della vita di uno qualsiasi di noi che per vivere degnamente esce alle 6 del mattino da casa e torna la sera alle 9?
Chi sta dentro al sistema vive in un´allarmante condizione di alienazione e chi sta fuori vive al limite della sopravvivenza... Vi sembra sana questa societá? Alla fine siamo tutti infelici! Chi sogna di avere una casa e l´accesso ai servizi minimi per una vita degna e chi per avere una casa e una vita degna sogna solo le vacanze. E tutti incazzati con tutti!
Quando scrivo penso a persone semplici e comuni come siamo tutti noi. Non certo ai potenti, agli agenti della finanza internazionale e a chi li sostiene.
Se qualcosa é possibile fare per intravedere un futuro per tutti, é partendo dalla riflessione e dall´interscambio di idee e credenze tra chi, come noi, forma parte della base del tessuto sociale non immischiato nelle trame del potere.
Credo nelle persone e credo che é sano accompaganre la crisi delle nostre credenze con il coraggio di creare nuovi orizzonti, dove l´essere umano sia il valore centrale... Se non apriamo il futuro trionferá il passato! Un pó stupido, no? Se quel passato ci ha portati fin qui che possiamo sperare dal futuro?
Vi saluto con la speranza nel cuore!
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