Scriviamo in italiano. Recenzione di La Pelle di Curzio Malaparte.
- Annalisa
- 23 mar 2018
- 2 Min. de lectura
Quest´anno con gli alunni del Livello Avanzato abbiamo cominciato con un´attività destinata a migliorare l´abilità della scrittura.
L´alunno prepara una produzione scritta che viene revisionata e corretta insieme alla Prof.. Quest´attività, ragionata permette d'imparare moltissimo. La produzione viene restituita a chi l´ha prodotta, con gli errori e i falsi amici (espressioni o parole simili allo spagnolo che sembrano uguali invece significano un´altra cosa) evidenziati, il quale cerca di correggerli. In una seconda revisione si vedono insieme e si ragiona per correggerli e per trovare le espressioni idiomatiche appropriate.

Pubblichiamo la prima recensione di Alejandro Amendola, del libro: La Pelle di Curzio Malaparte.
Come ha detto Milan Kundera, Malaparte è un uomo che soffre, un poeta, perciò non è affatto facile fare un commento a una delle sue opere più conosciute. Miscela di romanzo e giornale, di cronaca, di guerra e critica sociale. La Pelle è uno di quei libri che colpisce l´anima e fa pensare a chi lo legge. Un romanzo pessimista, può essere una prima (forse frettolosa) caratterizzazione, ma non è l´unica possibile. Molti generi letterari gli sono familiari.
Quando si comincia a leggerlo sembra un racconto di Camus, influenzato anche da Schopenhauer, un pasticcio pessimista che mette in mostra la sventura degli uomini, il tutto immerso nella seconda guerra. Ma continuando nella lettura si vede che c´è dell´altro. L´analisi ha perso tutto, anche la vita (non soltanto quella corporale, piuttosto quella dell´anima). Si parla dei vivi e anche dei morti, di tutti i morti che la guerra produce, della miseria umana, della pazzia di una guerra senza senso (come se una guerra potesse averlo).
Poi appare la cronaca di un giornalista esperto che sa cosa si deve raccontare e come, una cronaca che fa anche piangere. Nel mezzo di tutto ci sono descrizioni di luoghi bellissimi dell´Europa e anche dei costumi di un popolo che sembra caduto pero che, a volte, si rifiuta di cadere ancora di più. É da sottolineare il racconto della relazione tra gli americani e gli italiani, vincitori e vinti, ma alla fine rimane il dubbio, chi ha vinto realmente? Quasi sicuramente si può affermare che tutti gli umani sono stati vinti.
É un romanzo che parla anche d´amore, di un amore speciale, quello dei cittadini per la loro terra, per il loro passato, per quello che é successo e quello che succederà dopo la liberazione. La guerra non lascia niente e nessuno in piedi, anche la morale crolla e si sporca nel fango. Soltanto per piacere letterario sceglierò due situazioni da ricordare: la prima quando racconta la perdita e la morte del suo cane e l´altra quando nella liberazione di Roma, alcuni partigiani vogliono fare giustizia per mano propria. Sono due episodi che dimostrano la profondità di Malaparte, la consapevolezza di quello che racconta e quello che è successo.
Da sottolineare anche una riflessione, quasi alla fine dal libro: tutti gli uomini sono venuti al mondo per essere come Cristo, che dà la sua vita per quella dell´altro.
Se succedesse questo forse la guerra smetterebbe di esistere.
Di Alejandro Amendola.
Comments